“Una nuova proposta di gestione dei beni confiscati alla mafia e di utilizzo immediato dei soldi confiscati ai mafiosi: è il nostro semplice programma, non di elezioni né di partito, ma che può veramente trasformare la Sicilia. La strada è lunga, ma noi sappiamo camminare.”

Si è svolta il 2 ottobre 2021, a Caltagirone l’incontro della carovana, “le scarpe dell’antimafia, in cammino tra beni confiscati e diritti calpestati”, organizzata da I Siciliani giovani e Arci Sicilia.
Le scarpe dell’antimafia porta avanti l’esperienza della Carovana antimafia, nata nel 1994 da un’ idea dell’ Arci Sicilia, con dieci giorni di viaggio da Capaci a Licata, attraversando il territorio con un percorso a tappe che, a un anno e mezzo dalle stragi di Capaci e via D’ Amelio del 1992, si proponeva di portare solidarietà a coloro che operavano per portare legalità democratica, giustizia e opportunità di crescita sociale nel proprio territorio, di sensibilizzare le persone per tenere alta l’ attenzione sul fenomeno mafioso, di promuovere impegno sociale e progetti concreti.
La carovana, da quel momento in poi, è diventata un fenomeno nazionale e internazionale. Se il viaggio della Carovana dal 1994 non si è mai fermato, ma anzi si è arricchito di nuovi contatti, relazioni, persone e organizzazioni disponibili a condividere il percorso, è solo perché continua ad essere prezioso strumento per comunicare e costruire il cambiamento sociale. Oggi si avvale del sostegno di Cgil, Cisl, Uil e Ligue de l’ enseignement.
All’evento svoltosi a Caltagirone, lo scorso 2 Ottobre, hanno sono intervenuti sia amici che attivisti. Si sono susseguiti gli interventi di Hassan Mamri, Matteo Iannitti, Giuliana Buzzone, Francesco Scollo e del presidente della commissione antimafia Nicola Morra, ma anche di altri esponenti di realtà territoriali, tra cui Anita Astuto (presidente del circolo Legambiente il Cigno di Caltagirone) , padre Luciano (della Caritas di Caltagirone).
ARCI Sicilia e I Siciliani giovani hanno portato avanti una mappatura dei beni confiscati alla mafia e non assegnati, ed hanno anche portato a galla, denunciandole pubblicamente, numerose criticità nel sistema di gestione ed affidamento dei beni confiscati alla mafia. Potete consultare la mappa qui: https://arcisicilia.it/la-mappa-dei-beni-confiscati/ .
Per alcuni dei fatti denunciati la procura di Catania ha poi avviato alcune inchieste, ancora in corso, che coinvolgono sia funzionari dell’Agenzia Nazionale che curatori dei beni confiscati.
Per troppi anni i beni confiscati alla mafia sono stati lasciati all’abbandono. Migliaia di appartamenti, terreni, depositi, automobili, barche, furgoni sottratti definitivamente ai mafiosi non sono utilizzati o sono ancora illegalmente nelle mani dei clan. Pio La Torre, aveva capito prima e meglio di altri, che per colpire a fondo la mafia e di conseguenza, avere uno strumento efficace per distruggerla, bisognava andare a colpire il suo patrimonio. L’obbiettivo è sicuramente colpire i mafiosi, laddove hanno il loro bacino di consenso. Purtroppo però, nonostante i buoni propositi, molti dei beni confiscati sono ancora occupati dai boss mafiosi. Questo succede ancora, in tutto il territorio siciliano, con la complicità di commissari e di amministrazioni locali, e talvolta anche delle forze dell’ordine che non sovraintendono agli ordini di sgombero di quei beni.
Tra le proposte contenute negli interventi, raggiunge un ampio consenso quella di iniziare una battaglia al fine di richiedere fondi di finanziamento destinati al recupero, ristrutturazione e riconversione dei beni già assegnati alla società, agli enti no profit ed alle amministrazioni locali, nonché di prevedere adeguate risorse per finanziare il futuro riutilizzo dei beni ancora da assegnare. Ed infatti i beni oggetto di assegnazione sono spesso oramai fatiscenti a causa del mancato utilizzo degli stessi, e spesso danneggiati a seguito di episodi di vandalismo, a volte ad opera degli stessi soggetti che hanno subito il sequestro, al fine di ritardarne o renderne non conveniente l’assegnazione.
I giornalisti Francesco Scollo e Giuliana Buzzone hanno poi ricostruito, nei loro interventi, le dinamiche di potere economico-mafioso del territorio del calatino, che sebbene vanti un numero decisamente esiguo di episodi di microcriminalità , si conferma essere stato terreno di interesse della criminalità per la gestione del CARA di Mineo nonchè per il riciclo di denaro sporco. Territorio dove gli interessi dell’imprenditoria collimano con quelli della criminalità organizzata, come la partecipazione agli appalti per i nuovi lavori sulla Libertinia, nei quali pare potessero essere infiltrati membri della famiglia La Rocca nella fornitura di materiale edile.
Al di là dei beni confiscati, ci sono dei beni non materiali che la mafia confisca a noi e ai nostri figli. Beni fondamentali come la libertà. Secondo Hassan Maamri non esiste un giovane che sappia parlare di mafia, che custodisca i valori che ci hanno lasciato personaggi importanti, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i quali con le loro battaglie rappresentavano la libertà, di scelta, di opporsi e di combattere contro un fenomeno che altro non fa che operare nell’omertà. Bisogna,perciò, combattere e recuperare tutti i valori che ci hanno lasciato i veri siciliani, i veri coraggiosi.
Riferimenti:
- IL VIDEO DELL’INCONTRO DEL 2 OTTOBRE: https://www.facebook.com/isicilianigiovani/videos/1111210252743371/
- IL PROGETTO “LE SCARPE DELL’ANTIMAFIA”: https://www.isiciliani.it/andrabene-il-progetto/
- LA MAPPA DEI BENI CONFISCATI IN SICILIA: https://arcisicilia.it/la-mappa-dei-beni-confiscati/
- https://meridionews.it/articolo/90716/i-beni-confiscati-alla-mafia-sono-malgestiti-o-non-gestiti-levento-di-arci-e-i-siciliani-tra-belle-storie-e-scandali/
- https://catania.meridionews.it/articolo/94751/beni-confiscati-procura-indaga-sulle-criticita-della-gestione-non-solo-incompetenza-in-alcune-azioni-ce-stato-il-dolo/
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